Dal 10 maggio al 23 novembre 2025, Venezia si trasforma in un crocevia di idee, innovazione e visioni per il futuro con la 19ª Mostra Internazionale di Architettura. Sotto la guida ispirata di Carlo Ratti – architetto e ingegnere del MIT – questa edizione della Biennale promette di cambiare per sempre il modo in cui pensiamo gli spazi in cui viviamo. Il titolo scelto, “Intelligens. Natural. Artificial. Collective.”, va dritto al punto: oggi progettare significa collaborare, contaminarsi, unire le forze di intelligenze diverse per affrontare insieme le grandi sfide del nostro tempo.
Il fulcro di questa Biennale è un invito a “scegliere insieme”, come suggerisce il significato latino di intelligens. L’architettura, quindi, non è più solo una questione per tecnici e progettisti: entra in dialogo con il mondo, coinvolge chi cucina, chi programma, chi studia la natura o lavora con le mani. Il risultato è un nuovo modo di immaginare le città: più intelligenti, più umane, più vive. È l’inizio di una progettazione collettiva, inclusiva, che non teme di sporcarsi le mani con la complessità del reale.
Venezia Diventa la Biennale
La chiusura temporanea del Padiglione Centrale a causa del restauro non ha fermato l’energia creativa: l’intera città è diventata parte della mostra. Palazzi, chiese, cortili e angoli nascosti di Venezia si animano di progetti, installazioni e performance. La città stessa , fragile, unica, esposta, è al centro di un racconto che unisce arte, tecnologia e impegno ambientale. Qui l’architettura non si osserva soltanto: si vive, si esplora, si sperimenta.
Con ben 66 paesi coinvolti, tra cui per la prima volta Oman, Azerbaijan, Qatar e Togo, questa edizione è la più partecipata di sempre. Ma il vero traguardo è un altro: diventare la prima Biennale a impatto zero. Una sfida ambiziosa, che parte dalla logistica e arriva ai materiali, dimostrando che la sostenibilità non è un’idea astratta, ma una pratica concreta.
Tra i padiglioni che riteniamo più importanti pe le tre intelligenze descritte troviamo sicuramente quelli dell’Italia, del iappone e dell’Oman.
Padiglione Italia – “Terræ Aquæ”: Dove Terra e Mare Dialogano
Il padiglione italiano, curato da Guendalina Salimei, ci porta nel cuore del Mediterraneo con “Terræ Aquæ”, un progetto che racconta il delicato equilibrio tra terra e mare. In un’epoca in cui le coste cambiano volto e il clima mette a dura prova le città portuali, questo spazio invita a guardare al paesaggio marino come fonte d’ispirazione e resilienza. L’intelligenza naturale dell’acqua guida un nuovo modo di costruire, dove architettura, infrastruttura e ambiente diventano un tutt’uno. È un invito a ripensare le nostre radici per tracciare nuove rotte.
Padiglione Giappone – “IN-BETWEEN”: Quando l’Umano Incontra la Macchina
Il Giappone, con la consueta eleganza e profondità, ci propone un’esperienza immersiva tra umano e artificiale. “IN-BETWEEN” è un viaggio nei territori ancora inesplorati del pensiero condiviso con le macchine. Algoritmi, ambienti reattivi e spazi interattivi non servono a stupire, ma a farci riflettere: dove finisce l’architetto e dove inizia l’intelligenza artificiale? E se progettare fosse un gesto che nasce proprio da questo confine sottile? Un padiglione sospeso, come suggerisce il titolo, tra due mondi che imparano a capirsi.
Padiglione Oman – La Forza della Tradizione Riletta nel Presente
Debuttando con grande stile, l’Oman regala un padiglione che racconta la bellezza della propria cultura attraverso lo spazio comunitario per eccellenza: il sablah. Questo ambiente, simbolo di dialogo e appartenenza, viene reinterpretato in chiave contemporanea per celebrare l’intelligenza collettiva come fondamento del vivere insieme. L’architettura qui non costruisce solo muri, ma relazioni, radici, memoria. Un messaggio potente: per guardare avanti, dobbiamo sapere da dove veniamo.
Questa non è la solita mostra. Non si viene qui solo per osservare progetti visionari, ma per confrontarsi con idee che parlano di noi, del nostro modo di abitare il mondo. Ogni visitatore ne esce un po’ più consapevole, un po’ più partecipe.
Carlo Ratti ci ricorda che “non possiamo più progettare da soli”. E in questo mondo così interconnesso, è forse questa la rivoluzione più grande: imparare a costruire insieme.
La Biennale di Architettura 2025 è molto più di una rassegna internazionale. È un manifesto per un futuro dove l’intelligenza non è solo nei sistemi o nei materiali, ma nelle relazioni, nelle scelte, nella capacità di ascoltare. Venezia, con il suo fascino fragile e il suo spirito resiliente, ci mostra che è possibile trasformare anche la crisi in bellezza, anche la complessità in visione.
Visitare questa Biennale è come entrare in una conversazione aperta sul mondo che verrà. È un’esperienza che lascia il segno, che fa nascere domande, e – forse – qualche risposta. Perché, alla fine, l’architettura non costruisce solo edifici: costruisce possibilità.
E oggi, più che mai, ne abbiamo bisogno.







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